domenica 12 dicembre 2010




Nel frigo,dietro alla scatoletta di patè trovo un pomodoro ammuffito,raggrinzito,occhio e croce dovrebbe essere dell'orto di una mia collega. Ma potrebbe anche arrivare da prima.
È sintomatico.
Anni fa,un giorno come questo e durante una camminata in montagna con mio padre,un giorno in cui si era messo in testa di farmi capire lo studio della dinamica. Considerato i miei voti.
Un giorno in cui aveva smesso di prendermi in giro perché guardo troppo gli alberi d'inverno,seduti sulle scale di una chiesetta con il sole in faccia,mentre tagliava un pomodoro con il suo coltello e lo condiva col sale.
Quel giorno,senza immaginarlo,mi diede una delle lezioni più importanti della mia vita: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.
È fisico.
Ci sono cose che ti dimentichi di avere; in fondo al frigo,in fondo all'armadio,in fondo a un cassetto e,inevitabilmente,in fondo al cuore.
Ritrovare i jeans bianchi comprati nel 98 può essere piacevole,i pomodori marci o certi refusi del cuore magari no.
Poi i jeans li rimetti dove li hai trovati che i pantaloni bianchi sono una condanna... E i pomodori e quei certi refusi li butti.
Eppure,a pensarci,sono sempre stati li. Si sono dimenticati o,nella realtà,abbiamo smesso semplicemente di agire nei loro confronti?
Quando smetti di leggere quel nome per le strade,quando smetti di trasalire sentendolo chiamare in mezzo a una folla lo hai forse dimenticato?
Penso di no. Penso che semplicemente si è smesso di agire e tutto ritorna in una situazione di equilibrio.
Così bisogna fare attenzione a quello che si chiede,perché potrebbe arrivare.
E bisogna essere precisi nella richiesta. Si chiede e si aspetta,Marco,se davvero deve essere un dono.
Poi i pomodori li butti e gli altri refusi rimangono per concimare,ma il coltello di mio padre ancora lo conservo perché stupidamente aspetto ancora che ritorni.
Per un saluto.

giovedì 25 novembre 2010

Ettore




Occhi che sai già che tornano,non mi lasciano,non mi tradiranno mai. Come nessuno mi ha voluto mai,dammi tanto quanto ti darò.
Dammi ancora.
Non fare scene,lo sai che ti voglio bene! Stasera dormiamo insieme,così ci coccoliamo un po'.
Tu sei leale nel bene e nel male,fedele totale. La cosa più bella che ho!
Tu mi sopporti con tutti i rapporti contorti che ho,tu mi conforti un bel po'.
Basta una carezza,tanto hai la certezza che non so dirti di no. Non ce la faccio.
Manda via i fantasmi mentre dormo e tienili a bada di giorno,e io quando esco ritorno.
Adesso siamo insieme... e chi ci tiene,chi ci divide più?
Mi ricompensi con quei sospiri immensi e intensi sguardi,ma non mi parli.
Vorrei sapere a cosa pensi,se tu sapessi... ma non conosci pena e pietà.
Fai parte di un'altra realtà.
Mi commuovi,occhi buoni. Non porti rancori e perdoni a priori,vai fuori per me.
Ogni gesto è spinto dall'istinto,per questo mai finto. Per questo mi hai vinto!
Dimmi quanti baci vuoi che te li do. Non ti stanchi mai però...!
Sei il primo sorriso al mattino,l'ultima faccia che stropiccia il cuscino. È questo che traccia un destino.
Dammi,dammi ancora. Non so come ho fatto finora! Sei tanta roba,io non conosco una sola persona più buona,che mi approva e consola,o almeno ci prova... come ci provi tu!
Dammi,dammi ancora con la stessa foga. Mangiami la noia che non ne potevo più.
Tu cerchi qualcosa,quella pazza gioia contagiosa.
È che sono solo un po' invidioso. Perché hai la coda...

martedì 23 novembre 2010

Pecunia non olet

 
Ultimamente devo rinforzare l'autostima e questo e' il posto giusto. 
Franco e' uno degli scultori che espone,Cinzia la fidanzata. Poi ci sono Emilia,Anto e Nico,Silvia che e' da sola da quando e' stata mollata per Barbara che e' la giornalista dell'evento. A sua volta Barbara e' tradita con Catia,la sua migliore amica. Catia pero' presta la casa alla cornuta per incontri fugaci con il suo ex. Una mano lava l'altra o tutto ha un prezzo?
E in questo caso come si stabilisce il prezzo?
E' il place to be della stagione,il luogo in cui bisogna essere. E' imperativo. 
Infatti il buffet e' inavvicinabile,presidiato da vecchie carampane che continuano a spingersi in bocca cibo ma con il mignolo alzato. Tres chic!
Il nero e' indispensabile e anche io indosso il total black di Boss su cui stonano cravatta e anfibi gialli. 
Mi sono messo anche il profumo ma al terzo Negroni non mi da più fastidio. La parola d'ordine e' confondersi nel branco,ci sono dei vantaggi. Come l'open bar. 
Franco invece mi e' simpatico,non scolpisce forme ma lo spazio che esiste tra due corpi e lo interpreta. Lo trovo geniale. 
Gli chiedo come sceglie il nome delle sue opere. Hanno un numero. 
Come si fa a stabilire il prezzo? Dipende dalla mia necessita' di essere libero. 
Mi sa che ci dovrò pensare...
 

lunedì 8 novembre 2010

Mangiare tardi fa bene

-Quando e' stata l'ultima volta che hai detto ti voglio bene?
-Quando e' stata l'ultima volta che ti sudavano le mani e non sapevi cosa dire?
-Quando e' stata l'ultima volta che hai aspettato un bacio? 
Gege prepara delle frittelle con l'uva fragola che mi spaccano. Rimango sempre con lei mentre le prepara ma non sono mai riuscito a farle così buone. 
Gli altri sono in giro per la loro casa nuova e io rimango li. 
Non usa frullatori,fruste o diavolerie varie. Usa solo un cucchiaio di legno. 
Mescola piano gli ingredienti. Mescola e parla. 
Parla tanto la Gege,spesso mi cazzìa ma non e' mai arrabbiata. 
Mi sgrida col sorriso e quei rimproveri vanno giu' come le sue frittelle. Scaldano. 
-Quando hai permesso a qualcuno di dire aspettami?
-Tu sei materiale resistente ma vai troppo forte. 
•Non mi sembra... Ma lei sta già guardando da sotto gli occhiali. 
Passami quelle uova,và... E pulisce il cucchiaio con le dita. 
Gege fa tutto con le mani,e' brava a farlo. Io no.
Sa dare forma alle cose con quelle mani,sa modellare. 
Alle due di notte rimaniamo a guardarci parlando di altro alla luce della cappa e so già che quelle mani levigheranno certi spigoli di questo materiale resistente. Che le sue frittelle lo ammorbidiranno.
Si pulisce sul grembiule e finisce come tutte le volte,quando sa che ho capito: sei la mia condanna ma meriti di essere felice. 
E a me non importa di puzzare di fritto. 

giovedì 4 novembre 2010

TU?!



Le buone abitudini migliorano la giornata,come le sorprese. Il caffè al bar sotto casa con il barista impiccione,il giornale prima di entrare al lavoro,attraversare il corridoio per arrivare a prendere la chiave del mio studio. L'odore di archivio dello sgabuzzino,ispezionare la sala d'aspetto con un'occhiata.
Ma oggi c'è una sorpresa. Una sorpresa per me.
Dopo il saluto lo trovo seduto proprio davanti a me e lo ascolto.
Come si possono ascoltare solo i grandi,non ho impegni in mattinata e posso accomodarmi. Posso ascoltarlo.
Ci siamo intravisti nei corridoi,ci siamo salutati. Sono andato a chiedere consiglio,abbiamo chiacchierato al bar prima di un incontro.
Nascondo il giornale e spero di non avere le briciole della colazione sulla barba.
È uno dei grandi vecchi,un membro del gotha,uno di quelli che la 180 l'ha costruita. Io vorrei essere altrove.
Ma anche qui,perché per la prima volta mi parla di se,lui che è stato il mentore dei miei superiori.
Un saluto l'ultimo giorno e la cena prima di Natale;aveva ritirato la targa in quella occasione. Mi avevano detto.
Si era ritirato un anno fa in pensione,in silenzio. Poi un infarto mentre andava in bicicletta al parco,poi la malattia,poi il ritorno alla normalità.
A sessantatre anni vuole tornare ad andare in bici e non si sente ancora in perfetta forma.
Io ascolto,commento,rido alle sue battute e sono sorpreso nell'apprendere certe notizie. È sincero,io non lo sono. Non del tutto almeno.
Sono adeguato,ho imparato l'uso della lingua italiana per questo motivo. Mi salva dall'esprimere emozioni quando sono inopportune,così questa confidenza inaspettata è lusinghiera,così come un film è esilarante.
Ma il grande vecchio è indulgente e sta al gioco,così parliamo come due uomini che si stimano. Lui mi interroga a volte,io rispondo ma io continuo a non capire.
Solo prima di uscire,sulla porta,ringraziandomi per il tempo che gli ho dedicato mi allunga il suo biglietto da visita e mi chiede se può fissare un appuntamento.
Me l'hai fatta sotto il naso Ermanno!
Ma gli sorrido.

lunedì 1 novembre 2010

Giochi per adulti

E in effetti le cose occupano sempre i posti che competono loro,le bollette per esempio stanno sempre sul piano della mia cucina,così vedo la scadenza.
La maggior parte delle persone che mi conosce. Che mi conosce bene,intendo.
Sa che ho la tendenza a rimandare certe cose,come il pagamento delle bollette o certe telefonate.
Per le bollette non è un problema,c'è la data di scadenza,il termine ultimo.
Per le telefonate invece no,non sempre almeno,così portano pazienza se non mi faccio sentire per qualche tempo.
Poi quando mi faccio sentire,o siamo a parlare la sera dopo una cena,mi arriva la bordata. Che è mica da roba da niente.
È sempre una roba,un particolare,a cui non avevo prestato attenzione o che avevo escluso ritenendolo irrilevante per sistemare dentro di me la questione.
È il “...si però...”
E a quel punto capisci che la cosa non è mica tutta come la immagini,così mi tocca ritornare sui miei passi. Riaprire il dossier.
E qualche volta c'è la bella sorpresa di trovare delle istantanee,delle immagini care per qualche istante.
Allora rimango con l'album sulle ginocchia,a sfogliarlo ancora un po' e capisco che non è ancora da archiviare. Che può ancora rimanere sul piano della cucina insieme alle bollette da pagare e le liste,che non è ancora arrivata da data di scadenza.
Che fa ancora parte del mio presente,che non è solo da ricordare.
Laura Gio e Moreno questa è per voi.

giovedì 28 ottobre 2010

the customer you've dialed is unavailable at the moment




Proprio vero che con l'età si ritorna bambini,ma in modo diverso.
Così mi ritrovo tra le palle anziani con entusiasmi giovanili che spingono,per arrivare dove non si sa. Che usano cellulari e viaggiano in aereo con la stessa disinvoltura mia.
Con una leggera differenza,i segni dell'età. Perché il processo di decadimento fisico e mentale potrà anche essere rallentato ma non fermato.
Così abbiamo manipoli di rimbambiti che attraversano il mondo sbracciandosi e spingendo i tasti rumorosi dei cellulari,che telefonano alla figlia in ansia appena scesi dall'aereo,anzi alcuni non aspettano nemmeno sia fermo.
I nostri vecchi fremono,alcuni almeno. Mandano sms e mail,sono aggiornatissimi e in genere hanno le opinioni che ricevono dai talk show che seguono in tv. Perché bei film non ne danno più...
E la velocità sembra un valore aggiunto.
È questo quello a cui sto pensando quando nel caldarium Omar mi sta aiutando con il savonage e riscopro il piacere del fare le cose con lentezza.
Bevo il tè con un avvocato inglese divorziato che è in vacanza qualche giorno con i figli.
Nell'hammam il tempo si rallenta,dopo la doccia lo scrub,poi di nuovo la doccia.
E mi piace quell'acqua calda e il vapore.
Omar è un uomo piccolo e solido. Per un momento ho temuto di essere affidato a un altro,un nilotico.
Vien mon ami... mi chiama per il massaggio. E intanto gli studio il cranio e la forma. È regolare e tondo,segno di capacità di astrazione.
Sul lettino gli affido il mio corpo perché se ne prenda cura. Non è da riparare,ha solo bisogno delle attenzioni che di solito non gli presto.
E lui lo fa bene,non c'è nulla di erotico,non ci sono attese o aspettative.
Che faccia quel che ne sa farci,glielo affido e gli sono grato.
Io mi ritiro in un luogo più interno a riposare.

martedì 19 ottobre 2010

Esculapio sulla bilancia




















-Si accomodi dottore.
-Mi chiami pure Fulvio.
-Si dottore,sa... se vuole la chiamo Fulvio.
-È che vorrei farti capire delle cose di me,ma non vorrei farti fare troppa fatica.
È che certe cose le devi capire al volo,altrimenti ciao.
Perché se ti fai chiamare geometra,sei proprio un geometra. Come dire... un po' quadrato.
Così come se fai lezione citando autori o declamando in latino è facile che tu non abbia capito un cazzo delle cose che mi stai dicendo. E mi annoi anche un po'.
Perché per far passare l'idea basta attirare l'attenzione,si stimola la curiosità. Li si che stai attento. E poi ci pensi.
Perché se non stai attento le cose mica le capisci bene. O forse no?
Capita a tutti di incontrare quei personaggi da avanspettacolo che capiscono tutto di te da come tieni il cellulare in mano. In genere sono esperti di iChing,mangiano vegetariano,sono almeno da 15 anni in analisi e quando l'analista gli dice che il percorso è finito ne trovano un altro e ricominciano da capo. Sono informatissimi su tutte le psico-stronzate di Morelli e sono alla perpetua ricerca della felicità che trovano dopo ogni fottuta seduta di aromaterapia. Ma non dura.
E sono talmente presi dalla felicità che hanno appena pagato che ti tormentano con soluzioni esistenziali.
E tutto inizia con: Non ti vedo niente bene.
Oppure: Quello che stai facendo dice davvero molto di te.
Da quel momento sanno tutto di me... e io li lascio spiegare. Li lascio citare e mi annoio un po'.
Poi delle volte,rare a dire il vero,qualcuno mi parla con il cuore in mano e le mani dietro la schiena. Cercando di completare quell'esercizio di naturalezza che è la vita.
E io sto attento a capire da che parte sta il cuore.

lunedì 18 ottobre 2010

a tavola...

La casa è il tè.
Si,ci sono le bollette e le lenzuola da cambiare,ma il tè mi fa sentire davvero a casa.
La casa è la cucina.
Quando entro in una casa nuova alla cucina do sempre un'occhiata. E non mi piace stare in salotto,voglio stare seduto al tavolo della cucina.
Voglio sentire gli odori e il disordine di chi cucina. Voglio riempirmi gli occhi di quella vita.
E anche il tavolo mi piace,ce ne stiamo seduti con le braccia conserte e gli occhi vicini,ad ascoltare la vita. Perché ogni vita è bella da sentire.
E così ascolto anche la vita di Carmen che ha ammazzato la madre con ottantasette coltellate e capisco che la vita non le può fare più niente. E sono contento per lei.
E ascolto Franca che si accontenta di avere un marito per frequentare le stesse persone,che lo tradisce, ma lo fa perché dopo tanti anni non è più la stessa cosa. Ma lo ama. E mi dispiace per lei,perché accontentarsi deve essere sempre un po' triste.
E ascolto Micky che è stata delusa e si chiede,mi chiede,se non siamo noi a sbagliare e a volere l'amore che fa ridere e stare bene. Io le rispondo che dovrebbe frenare,le mi risponde che sono io che devo lasciarmi andare di più.
E sono felice di sentirla così vicina.
E ascolto mia madre mentre prendiamo il caffè e lei spegne la televisione,e mi parla di tutta quell'infinità di piccole cose che fanno una vita. Quella stessa infinità di cose che lei e mio padre hanno cercato di coltivare in me. E sono grato perché non avrei potuto avere genitori migliori.
E ascolto Moreno,che è un ometto. E si farà uomo presto. E sono contento di poterlo vedere mentre matura. E spero il meglio per lui e Gio.
E qualche volta sono al tavolo da solo. Ad ascoltare la mia vita.
Per questo bevo il tè,perché si beve lentamente.

venerdì 8 ottobre 2010

che giornata!

Alle 13 circa la vocina dell'impiegata della banca mi avverte di un possibile uso fraudolento della carta di mia madre e io tralascio di dirle che mia madre la usa anche per tirare fuori certi cd,ha le unghie deboli e si spezzano. Devo passare domani a ritirare la carta nuova.
Poi chiama lei,la mamma,un'arzilla ottuagenaria che si spara ottanta km per andare a tagliarsi i capelli,ma sembra che solo li sappiano usare le forbici.
È rimasta a piedi con la macchina. Devo andare a prenderla perché,si sa,Jaguar non da più la stessa assistenza. Non posso ho pazienti in studio,chiamo un carro attrezzi...
“Ti voglio bene mamma...” risposta: “Si” click.
Poi arrivano le mail di Sara perché devo passare in segreteria per consegnare il registro presenze e i compiti corretti. A Sara si obbedisce,punto.
Laura mi chiama per disdire la cena,ha non so che problema e deve passare dalla commercialista. Mi richiamerà.
Mara entra solo con la testa in studio e mi ricorda la riunione di lunedì al CSM: “tu non hai la faccia da educatore...” Ah no? “No,ne parliamo dopo la riunione,ho un lavoro da proporti.” E a me tremano le vene dei polsi.
Margherita passava di la e voleva sapere come sto,ma le squilla il cellulare e non ho il tempo di rispondere. Esce e non la rivedo più.
Esco a prendere un caffè con Monica che mi “deve” presentare la nuova fidanzata che non mi da nemmeno la mano,loro sono di corsa e non si possono fermare. E in effetti la mano se me la dai me la tengo almeno una mezz'oretta.
Arriva mia madre,spettinata,brutto segno. Mi comunica che mangeremo insieme a cena,pessimo segno. A casa mia,segno funesto.
Che è un appartamento di fascino,come dice lei. È praticamente un monolocale e per lei è sempre in disordine. “Ma se sei contento tu...”
Claudio mi ha detto che frequento troppe donne,dovrei frequentare più uomini.
Come si fa?

giovedì 30 settembre 2010

odio specchiarmi,amo riflettere

Mi hanno chiesto di recente un'opinione sull'amore.
Ci penso mentre mi faccio la barba.
Non che abbia molto da pensarci,sull'amore so tutto! Momenti belli e momenti brutti.
Per questo ho deciso di frequentarlo solo se davvero ne vale la pena.
Oggi sono andato a pagare l'assicurazione da Samir.
Sono cliente di questa agenzia da venti anni almeno e prima di me mio padre. Era di un suo amico ma poi ha ceduto.
Samir è un pakistano che mi offre cioccolatini,oggi era tranquillo e abbiamo bevuto il tè.
Samir è un uomo buono che mi spiega quello che penso,alla sua maniera. Io rimango ad ascoltarlo e poi mi porto fuori oltre che al talloncino anche un pezzo di mondo. Samir sa ascoltare.
Per i miei problemi di cuore,oggi,mi ha confidato un segreto. Lo sappiamo,io ti faccio questo,tu mi fai quello,alla fine sono cose che fanno tutti. Ma c'è una cosa a cui nessuno può resistere,una cosa che tiene legate due persone per tutta la vita.
Ovviamente è un segreto e non posso rivelarlo,ma penso che abbia ragione quel furbone del Samir. Almeno fino a quando i due se la ricordano questa cosa,perché altrimenti finisce l'incanto e diventa una roba diversa.
Io,per me, ho prima bisogno di riuscire a vedere ed essere visto. Non mi piacciono i rapporti stampella,quelli che rispondono alle necessità.
Non voglio nessuno che mi stia sopra,sotto o altre parti che non sia il mio fianco. A quel punto mi posso fermare.
E anche farsi la barba a quel punto avrebbe senso.

domenica 26 settembre 2010

In ginocchio!

La parola decenza mi fa venire in mente Parigi e Martine,una puttana che al Louvre si copriva gli occhi di fronte a certi nudi. E che trovava tutto divino.
Divino,Dio. Non stupisce l'uso dell'aggettivo.
E in fondo ai piedi di Cristo crocifisso c'era Maddalena,una puttana.
Come sia conciliabile l'idea di assolutamente bello,divino appunto,con lo stare in ginocchio, però, è una cosa che sfugge alla mia comprensione.
Perché Dio io me lo immagino un po' come mio padre,con pochi capelli,mani ossute e grandi che servono per fare. E Dio ne ha fatte tante di cose,dai.
Magari non tutte sono venute bene,ma vuoi non passarci sopra?
E qualche volta mi incazzo con il mio Dio,come con mio padre. Perché il mio Dio mi fa fare fatica,mi fa soffrire e mi fa morire. Mio padre,invece,mi faceva incazzare perché di divertiva a prendermi in giro,a giocare con me oltre la mia sopportazione,mi diceva che c'erano cose che sarebbe stato meglio non fare per me e per la mia felicità. Nessuno dei due mi ha mai dato colpa dei miei errori.
Entrambi mi hanno fatto imparare le lezioni nella maniera più dura e non mi hanno mai proibito di provare. Ma mi hanno sempre accolto tra le braccia al mio ritorno.
Non mi sono mai inginocchiato ai piedi di mio padre,sento di non doverlo fare nemmeno con Dio che è un altro mio padre.
Il mio è morto,e mi manca. Mi manca di abbracciarlo e di mettere la faccia su quel collo rugoso. Ma se avevo qualcosa da chiedere era meglio farlo faccia a faccia,così come quando avevo da chiedere scusa.
Desiderava diventassi migliore di lui,i Padri sono sempre così,io cerco di accontentarlo. Almeno ci provo.
Dio non l'ho ancora incontrato di persona,però penso vorrei guardarlo dritto negli occhi,come mio padre. Perché in lui ho fiducia,come in mio padre.
E chi ha fede chiede,chi non ha fede supplica.
Usciti dal Louvre,nel cesso di un bar, Martine si inginocchiò per succhiarmelo,per sdebitarsi mi disse.
Mi chiedo cosa sarebbe stato di lei se le avessero insegnato a stare dritta invece che a inginocchiarsi.
All'ora non mi feci fare il pompino,che per scopare ho bisogno di altro.
Capii in fretta che stare dritti è più faticoso,però guardi negli occhi.

Fare retromarcia in autostrada = - 10 punti

Ci sono momenti giusti per tutto.
Per comprare le scarpe per esempio,che sono importanti. Non solo ti portano in giro ma parlano di te. Mica una roba da poco.
Tipo se ti identifichi con lo stile agente immobiliare comprerai le scarpe da agente immobiliare,che per me si identificano anche con le scarpe da democristiano. Ma comprendo che è una logica mia.
Non si capisce come mai siano sempre a punta,scomodissime e fastidiose perché sono sempre luccicanti. Splendono.
Non sei umano,oppure sei un po' cafone.
Io le preferisco scamosciate,oppure anche i pelle ma non lucida. Si,io guardo più alla comodità.
Le scarpe,come il resto degli abiti che indosso, devono essere morbidi al tatto.
Il velluto,il cotone,il cachemire,il pile...la seta no. Scivola.
Le scarpe lucide mi hanno sempre ricordato il giorno di festa.
Sono cresciuto in montagna,e negli anni '60,la domenica uscivi con i vestiti buoni. E le scarpe dovevano essere lucide,che quel giorno te le guardavano.
A me invece piace lavorare. Tanto.
Mi piace darmi da fare,ottenere dei risultati. Ma sono fortunato perché mi piace il mio lavoro,ma quando smetto svacco.
In un caso o nell'altro i vestiti devono essere confortevoli.
Anche per parlare c'è il momento giusto.
Deve essere confortevole.
Perché per parlare di me ho bisogno di essere comodo,ed è meglio che sia comodo anche l'altro. Io sono lungo a parlare e faccio fatica.
Sono un romantico,quindi una persona poco raccomandabile. E so di vivere con eccessiva intensità le cose,alcune almeno.
Così devo essere comodo per subire il crollo delle mie visioni.
E si lamentano perché divento cinico...
Ma ci sono dei momenti,mentre parli sul divano,che capisci che qualcuno sta dicendo le stesse tue cose ma con parole diverse.
Ed è bello,talmente bello che viene voglia di frenare.
La retro,nelle strade a scorrimento veloce non può più fare.

venerdì 17 settembre 2010

Un dolce?



Sto mangiando una fetta di torta. Saint Honorè,per la precisione.
Ma in fondo cose ce ne importa di sapere come vanno le cose,di cercare i propri limiti e superarli? La torta non da più soddisfazioni?
Perché non mi butto come tutti nei centri commerciali e spendo più di quello che potrei per riempire i miei vuoti? Non ne ho???
La risposta potrebbe essere Zen,ovvero non avere risposta.
Perché la mancanza di risposte è il vero motore,già da quando eravamo piccoli c'è sempre stato qualcosa che non andava per il verso giusto,il sassolino nella scarpa o quella cazzata che ti fa saltare una scopata.
E da piccoli magari volava qualche schiaffo. Adesso no.
Oppure si?
Adesso gli schiaffi sono diversi,ma arrivano. Le chiami docce fredde,inculate,fregature... ma ci sono.
Una volta,in un viaggio,chiesi a un monaco buddista Zen cosa fosse l'anima.
Mi guardò un istante e con la faccia inespressiva mi tirò un ceffone. Poi mi disse: adesso sai cos'è l'anima.
Provate a pensare di ricevere uno schiaffone all'improvviso. Tipo sei seduto sul cesso a cagare e uno entra,ti tira un ceffone,poi esce.
Che cazzo fai? Che cazzo puoi fare??? Niente.
Però se riesci a stare bene attento alle emozioni puoi, forse, guardare nella direzione giusta di dove sta l'anima.
Non che la trovi eh? Guardi da una parte che potrebbe anche andare bene...
Perché è più lei che ha trovato te e ti fa fare quello che vuole.
Ma ci sono dei momenti,brevi,molto brevi,come uno schiaffo. In cui sai che c'è.
Alcuni la chiamano ispirazione. Gli Zen la chiamano: Satori o go.
E' un'esperienza improvvisa e profonda che permette di vedere,anche solo un istante,la visione del cuore delle cose.
Avviene quando si ha la perfetta conoscenza del funzionamento delle cose stesse,a quel punto puoi controllare l'esperienza.
E' un momento bello,credetemi.
E non serve tanta scuola,ma solo un po' di attenzione.
Immaginate di nuotare in una piscina e di avere il perfetto controllo di ogni movimento,al punto che ormai è tutto automatico.
La mente si astrae in genere...
Ma se avesse voglia di rimanere concentrata sulle sensazioni,le emozioni, in una parola sul momento,capirebbe cos'è il Tao.
Far succedere tutto senza fare niente. Sembra una stronzata,no?
A me lo è sempre sembrata. Anche smettere di ascoltare le stronzate che mi stai dicendo è fare qualcosa.
Eppure... quando sei a nuotare e hai il controllo dell'esperienza,sai prevedere ogni cosa possa succedere,sai porvi rimedio prima ancora che si verifichi.
Potresti avere la sensazione che sia l'acqua a portarti e sorreggerti senza dover fare i conti con la gravità,i rumori che ci tengono attenti casomai arrivasse un leone,gli odori nel caso ci fosse un incendio. In una parola quando non abbiamo paura.
Allora diventeresti acqua,avresti la visione del cuore delle cose.
Conosceresti un'anima,quella dell'acqua. E la tua un po' di più.
Non tutta,che quella è acqua scura.
Ecco perché ci spingiamo a vivere esperienze,per controllare talmente bene il funzionamento che alla fine si è liberi di entrare nel cuore delle cose.
Anche se qualche volta arriva uno schiaffo.
E quando ti capita di volerlo sentire,quello schiaffo,rimani a cagare o ti mangi una fetta di Saint Honorè.

martedì 14 settembre 2010

Andrea



È universalmente risaputo che non sopporto bambini,cuccioli,nani e che se sorrido loro è solo per convenzione sociale e per non incappare nelle stesse argomentazioni. Eppure c'è ancora qualche furbetto che per levarsi lo scassacazzi consanguineo da davanti ai coglioni recita: Vai a giocare con zio Fulvio...
E quello arriva,eccome se arriva. Di corsa.
All'inizio è semplice,lo è sempre all'inizio. Tira la palla,prendi la palla,nascondi la palla. Come con il cane di mia madre. Poi lei scodinzola e ti da tregua...
Lui no,lui continua e si arrampica non ancora conscio dello sviluppo delle gonadi in età adolescenziale. Si arrampica e ci salta. Ma è un bambino...
E' anche vero che io presto il fianco al resto. Per esempio la barba. Ancora non ci sono evidenze certe,ma pare che tirare la barba sia insito nel genoma umano. Come facevano gli ebrei. E così il bambino segue l'istinto e infila quelle manine piccole anche dentro i pori della pelle e tira con quanta forza ha. Ci si appende.
Sono convinto che il principio delle bilama Gillette si basa sull'osservazione dei bambini che strappano la barba a me. Ci saranno telecamere nascoste!
Alla fine non ce la fai più e ti alzi e lui si rattrista.
Perché è così che imparano subito a ricattarti.
Allora gli proponi di andare a mangiare un gelato,lo porti fuori con il pio desiderio che o il gelato o l'aria condizionata che gli spari sulla faccia gli provochi una tracheite catarrosa istantanea;e per allontanarti da quello grosso,l'adulto. Quello che io adesso... odio.
E poi potrebbe anche scapparmi mentre attraversiamo la strada.
Così inizia la fase di vestizione del bambino. Una cosa infinita in cui solo le madri possono fare qualcosa. I padri lo agitano come un pupazzo gnappo e te lo consegnano un po' stazzonato.
E quella belva che contrattava oltre al gelato anche un'altra dozzina di cose a cui il padre dice sempre si. Ovviamente.
Direbbe si anche se chiedesse di portare a casa un dingo australiano o un narcotrafficante pur di riacquistare la stazione eretta per un po' di tempo. Perché i bambini ingobbiscono.
Quella belva di colpo tace,stringe la manina nella tua e tace.
Cerchi di intrattenerlo in conversazione ma quello tace sempre,ti guarda e tace.
Allora alzi lo sguardo, perché il vantaggio di portare in giro il bambino, è che un uomo col bambino per mano piace. Poche storie.
Proprio mentre racconti qualcosa lui trova il negozio di gelati e tira e saltella.
Lo devi tirare su perché il bancone è troppo alto, e mentre lui sceglie tra tutto quel ben di Dio,almeno due o tre badanti rumene hanno fatto l'ordine.
Alla fine sceglie. I soliti due gusti.
Gli passo il cono e lui lo riceve come si riceve il carisma,il tempo di pagare e quando mi giro ha il gelato perfino sul naso. Accidenti a lui. E' bello vedere quegli occhi felici,fa sperare di esserlo.
E in fondo anche io ordino sempre la stessa pizza.