martedì 28 febbraio 2012

Rome wasn't built in a day

All'ingresso della piscina dove vado,nei giorni in cui vado, si alternano spesso due bagnine. Sono due ex atlete e io ne preferisco una all'altra.
Ho l'abbonamento,e una delle due non ricorda mai il mio nome. Ma insiste per cercare di ricordarselo,così passiamo un paio di minuti a giocare con questa cosa mentre metto chiavi e valori nella cassetta di sicurezza.
È insignificante come donna,sciatta con i capelli inariditi dalle tinte bionde e dal cloro. Ha grosso modo la mia età,ma li porta male. È gentile ma troppo appiccicosa e un po' goffa.
Quelle volte che entra in vasca anche lei mi fermo a guardarla almeno per un paio di vasche,è perfetta. Sembra non fare nessuna fatica,non fa errori ne di ritmo ne di sincronia. Non ho mai saputo il suo nome.
Ci ripenso mentre prendo il caffè all'uscita.
Non mi interessa sapere niente di lei,eppure io sono curioso come una scimmia. E in questi giorni ho nuove curiosità e nuove aspettative.
Ferdinand Runge,lo scopritore della caffeina,attribuiva a questa sostanza proprietà eccezionali, come l'abbattere il senso di noia e lo stimolare le capacità cognitive.
Ma non stimola la curiosità... Per quella penso sia indispensabile un'alchimia.
Ho sempre pensato che per me servisse in primo luogo un odore, mi sono dovuto ricredere; che adesso sono curioso di qualcuno che non ho mai annusato. Oppure la curiosità è l'idea che non ti era mai passata per la testa, qualcosa che scopri di avere bisogno,un nome che hai sempre chiamato ma a cui non avevi mai dato un'identità?
Chissà se Ferdinand mi potrebbe essere d'aiuto?

lunedì 30 gennaio 2012

I profumi sono armonie?

La rossa si rimprovera di controllare se sono arrivati messaggi dal fringuello la domenica mattina.
Io non mi rimprovero per questo,anzi è parecchio che non mi rimprovero più per nulla.
Quando ero piccolo aspettavo la neve con ansia,la aspetto ancora adesso.
Vivevo in montagna in quei giorni e quando al mattino la casa era calda e tutta luminosa sapevo che era arrivata.
Scendevo giù di corsa con nonno Ettore e ne raccoglievo una scodella ai margini del giardino,vicino al bosco. Dove l'aria sa di corteccia e muschio.
Annusavo la neve per sentirne l'odore. Cercavo di farlo scendere giù.
Nonno Ettore mi veniva dietro per il giardino,mi seguiva con lo sguardo,rideva,poi prendeva la scodella e io lo seguivo in casa.
Al caldo,nella cucina,alla colazione,all'odore del legno e a quello del latte,a quello del sapone che rimaneva sulla tovaglia e a quello del pane.
Agli odori della mia vita,della mia casa.
Adesso fumo e vorrei smettere,per sentire ancora quell'odore.
L'odore di buono.
La scorsa settimana mi è capitato di sentirlo di nuovo,ho annusato la pelle,la schiena e mi sono lasciato andare. Non sapeva ne di neve ne di casa mia,ma era un odore che ho fatto scendere giù.
Non sempre da grandi succede che si possano tenere le cose,non sempre succede che un odore voglia essere trattenuto. Allora meglio lasciarlo andare.
Perché tra odori,così come tra le persone,ci si sceglie.
Non mi rimprovero di averlo fatto scendere e di averlo fatto rimanere un po' dentro di me. Non mi rimprovero di aver sentito quella gioia. Ne di averla desiderata. Ne di averci creduto.
Ma trattenere un odore,o una persona,non fa di me una persona più completa o migliore.
Tra persone,così come tra odori,ci si deve scegliere in due.