domenica 12 dicembre 2010




Nel frigo,dietro alla scatoletta di patè trovo un pomodoro ammuffito,raggrinzito,occhio e croce dovrebbe essere dell'orto di una mia collega. Ma potrebbe anche arrivare da prima.
È sintomatico.
Anni fa,un giorno come questo e durante una camminata in montagna con mio padre,un giorno in cui si era messo in testa di farmi capire lo studio della dinamica. Considerato i miei voti.
Un giorno in cui aveva smesso di prendermi in giro perché guardo troppo gli alberi d'inverno,seduti sulle scale di una chiesetta con il sole in faccia,mentre tagliava un pomodoro con il suo coltello e lo condiva col sale.
Quel giorno,senza immaginarlo,mi diede una delle lezioni più importanti della mia vita: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.
È fisico.
Ci sono cose che ti dimentichi di avere; in fondo al frigo,in fondo all'armadio,in fondo a un cassetto e,inevitabilmente,in fondo al cuore.
Ritrovare i jeans bianchi comprati nel 98 può essere piacevole,i pomodori marci o certi refusi del cuore magari no.
Poi i jeans li rimetti dove li hai trovati che i pantaloni bianchi sono una condanna... E i pomodori e quei certi refusi li butti.
Eppure,a pensarci,sono sempre stati li. Si sono dimenticati o,nella realtà,abbiamo smesso semplicemente di agire nei loro confronti?
Quando smetti di leggere quel nome per le strade,quando smetti di trasalire sentendolo chiamare in mezzo a una folla lo hai forse dimenticato?
Penso di no. Penso che semplicemente si è smesso di agire e tutto ritorna in una situazione di equilibrio.
Così bisogna fare attenzione a quello che si chiede,perché potrebbe arrivare.
E bisogna essere precisi nella richiesta. Si chiede e si aspetta,Marco,se davvero deve essere un dono.
Poi i pomodori li butti e gli altri refusi rimangono per concimare,ma il coltello di mio padre ancora lo conservo perché stupidamente aspetto ancora che ritorni.
Per un saluto.