giovedì 4 novembre 2010

TU?!



Le buone abitudini migliorano la giornata,come le sorprese. Il caffè al bar sotto casa con il barista impiccione,il giornale prima di entrare al lavoro,attraversare il corridoio per arrivare a prendere la chiave del mio studio. L'odore di archivio dello sgabuzzino,ispezionare la sala d'aspetto con un'occhiata.
Ma oggi c'è una sorpresa. Una sorpresa per me.
Dopo il saluto lo trovo seduto proprio davanti a me e lo ascolto.
Come si possono ascoltare solo i grandi,non ho impegni in mattinata e posso accomodarmi. Posso ascoltarlo.
Ci siamo intravisti nei corridoi,ci siamo salutati. Sono andato a chiedere consiglio,abbiamo chiacchierato al bar prima di un incontro.
Nascondo il giornale e spero di non avere le briciole della colazione sulla barba.
È uno dei grandi vecchi,un membro del gotha,uno di quelli che la 180 l'ha costruita. Io vorrei essere altrove.
Ma anche qui,perché per la prima volta mi parla di se,lui che è stato il mentore dei miei superiori.
Un saluto l'ultimo giorno e la cena prima di Natale;aveva ritirato la targa in quella occasione. Mi avevano detto.
Si era ritirato un anno fa in pensione,in silenzio. Poi un infarto mentre andava in bicicletta al parco,poi la malattia,poi il ritorno alla normalità.
A sessantatre anni vuole tornare ad andare in bici e non si sente ancora in perfetta forma.
Io ascolto,commento,rido alle sue battute e sono sorpreso nell'apprendere certe notizie. È sincero,io non lo sono. Non del tutto almeno.
Sono adeguato,ho imparato l'uso della lingua italiana per questo motivo. Mi salva dall'esprimere emozioni quando sono inopportune,così questa confidenza inaspettata è lusinghiera,così come un film è esilarante.
Ma il grande vecchio è indulgente e sta al gioco,così parliamo come due uomini che si stimano. Lui mi interroga a volte,io rispondo ma io continuo a non capire.
Solo prima di uscire,sulla porta,ringraziandomi per il tempo che gli ho dedicato mi allunga il suo biglietto da visita e mi chiede se può fissare un appuntamento.
Me l'hai fatta sotto il naso Ermanno!
Ma gli sorrido.

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