giovedì 30 settembre 2010

odio specchiarmi,amo riflettere

Mi hanno chiesto di recente un'opinione sull'amore.
Ci penso mentre mi faccio la barba.
Non che abbia molto da pensarci,sull'amore so tutto! Momenti belli e momenti brutti.
Per questo ho deciso di frequentarlo solo se davvero ne vale la pena.
Oggi sono andato a pagare l'assicurazione da Samir.
Sono cliente di questa agenzia da venti anni almeno e prima di me mio padre. Era di un suo amico ma poi ha ceduto.
Samir è un pakistano che mi offre cioccolatini,oggi era tranquillo e abbiamo bevuto il tè.
Samir è un uomo buono che mi spiega quello che penso,alla sua maniera. Io rimango ad ascoltarlo e poi mi porto fuori oltre che al talloncino anche un pezzo di mondo. Samir sa ascoltare.
Per i miei problemi di cuore,oggi,mi ha confidato un segreto. Lo sappiamo,io ti faccio questo,tu mi fai quello,alla fine sono cose che fanno tutti. Ma c'è una cosa a cui nessuno può resistere,una cosa che tiene legate due persone per tutta la vita.
Ovviamente è un segreto e non posso rivelarlo,ma penso che abbia ragione quel furbone del Samir. Almeno fino a quando i due se la ricordano questa cosa,perché altrimenti finisce l'incanto e diventa una roba diversa.
Io,per me, ho prima bisogno di riuscire a vedere ed essere visto. Non mi piacciono i rapporti stampella,quelli che rispondono alle necessità.
Non voglio nessuno che mi stia sopra,sotto o altre parti che non sia il mio fianco. A quel punto mi posso fermare.
E anche farsi la barba a quel punto avrebbe senso.

domenica 26 settembre 2010

In ginocchio!

La parola decenza mi fa venire in mente Parigi e Martine,una puttana che al Louvre si copriva gli occhi di fronte a certi nudi. E che trovava tutto divino.
Divino,Dio. Non stupisce l'uso dell'aggettivo.
E in fondo ai piedi di Cristo crocifisso c'era Maddalena,una puttana.
Come sia conciliabile l'idea di assolutamente bello,divino appunto,con lo stare in ginocchio, però, è una cosa che sfugge alla mia comprensione.
Perché Dio io me lo immagino un po' come mio padre,con pochi capelli,mani ossute e grandi che servono per fare. E Dio ne ha fatte tante di cose,dai.
Magari non tutte sono venute bene,ma vuoi non passarci sopra?
E qualche volta mi incazzo con il mio Dio,come con mio padre. Perché il mio Dio mi fa fare fatica,mi fa soffrire e mi fa morire. Mio padre,invece,mi faceva incazzare perché di divertiva a prendermi in giro,a giocare con me oltre la mia sopportazione,mi diceva che c'erano cose che sarebbe stato meglio non fare per me e per la mia felicità. Nessuno dei due mi ha mai dato colpa dei miei errori.
Entrambi mi hanno fatto imparare le lezioni nella maniera più dura e non mi hanno mai proibito di provare. Ma mi hanno sempre accolto tra le braccia al mio ritorno.
Non mi sono mai inginocchiato ai piedi di mio padre,sento di non doverlo fare nemmeno con Dio che è un altro mio padre.
Il mio è morto,e mi manca. Mi manca di abbracciarlo e di mettere la faccia su quel collo rugoso. Ma se avevo qualcosa da chiedere era meglio farlo faccia a faccia,così come quando avevo da chiedere scusa.
Desiderava diventassi migliore di lui,i Padri sono sempre così,io cerco di accontentarlo. Almeno ci provo.
Dio non l'ho ancora incontrato di persona,però penso vorrei guardarlo dritto negli occhi,come mio padre. Perché in lui ho fiducia,come in mio padre.
E chi ha fede chiede,chi non ha fede supplica.
Usciti dal Louvre,nel cesso di un bar, Martine si inginocchiò per succhiarmelo,per sdebitarsi mi disse.
Mi chiedo cosa sarebbe stato di lei se le avessero insegnato a stare dritta invece che a inginocchiarsi.
All'ora non mi feci fare il pompino,che per scopare ho bisogno di altro.
Capii in fretta che stare dritti è più faticoso,però guardi negli occhi.

Fare retromarcia in autostrada = - 10 punti

Ci sono momenti giusti per tutto.
Per comprare le scarpe per esempio,che sono importanti. Non solo ti portano in giro ma parlano di te. Mica una roba da poco.
Tipo se ti identifichi con lo stile agente immobiliare comprerai le scarpe da agente immobiliare,che per me si identificano anche con le scarpe da democristiano. Ma comprendo che è una logica mia.
Non si capisce come mai siano sempre a punta,scomodissime e fastidiose perché sono sempre luccicanti. Splendono.
Non sei umano,oppure sei un po' cafone.
Io le preferisco scamosciate,oppure anche i pelle ma non lucida. Si,io guardo più alla comodità.
Le scarpe,come il resto degli abiti che indosso, devono essere morbidi al tatto.
Il velluto,il cotone,il cachemire,il pile...la seta no. Scivola.
Le scarpe lucide mi hanno sempre ricordato il giorno di festa.
Sono cresciuto in montagna,e negli anni '60,la domenica uscivi con i vestiti buoni. E le scarpe dovevano essere lucide,che quel giorno te le guardavano.
A me invece piace lavorare. Tanto.
Mi piace darmi da fare,ottenere dei risultati. Ma sono fortunato perché mi piace il mio lavoro,ma quando smetto svacco.
In un caso o nell'altro i vestiti devono essere confortevoli.
Anche per parlare c'è il momento giusto.
Deve essere confortevole.
Perché per parlare di me ho bisogno di essere comodo,ed è meglio che sia comodo anche l'altro. Io sono lungo a parlare e faccio fatica.
Sono un romantico,quindi una persona poco raccomandabile. E so di vivere con eccessiva intensità le cose,alcune almeno.
Così devo essere comodo per subire il crollo delle mie visioni.
E si lamentano perché divento cinico...
Ma ci sono dei momenti,mentre parli sul divano,che capisci che qualcuno sta dicendo le stesse tue cose ma con parole diverse.
Ed è bello,talmente bello che viene voglia di frenare.
La retro,nelle strade a scorrimento veloce non può più fare.

venerdì 17 settembre 2010

Un dolce?



Sto mangiando una fetta di torta. Saint Honorè,per la precisione.
Ma in fondo cose ce ne importa di sapere come vanno le cose,di cercare i propri limiti e superarli? La torta non da più soddisfazioni?
Perché non mi butto come tutti nei centri commerciali e spendo più di quello che potrei per riempire i miei vuoti? Non ne ho???
La risposta potrebbe essere Zen,ovvero non avere risposta.
Perché la mancanza di risposte è il vero motore,già da quando eravamo piccoli c'è sempre stato qualcosa che non andava per il verso giusto,il sassolino nella scarpa o quella cazzata che ti fa saltare una scopata.
E da piccoli magari volava qualche schiaffo. Adesso no.
Oppure si?
Adesso gli schiaffi sono diversi,ma arrivano. Le chiami docce fredde,inculate,fregature... ma ci sono.
Una volta,in un viaggio,chiesi a un monaco buddista Zen cosa fosse l'anima.
Mi guardò un istante e con la faccia inespressiva mi tirò un ceffone. Poi mi disse: adesso sai cos'è l'anima.
Provate a pensare di ricevere uno schiaffone all'improvviso. Tipo sei seduto sul cesso a cagare e uno entra,ti tira un ceffone,poi esce.
Che cazzo fai? Che cazzo puoi fare??? Niente.
Però se riesci a stare bene attento alle emozioni puoi, forse, guardare nella direzione giusta di dove sta l'anima.
Non che la trovi eh? Guardi da una parte che potrebbe anche andare bene...
Perché è più lei che ha trovato te e ti fa fare quello che vuole.
Ma ci sono dei momenti,brevi,molto brevi,come uno schiaffo. In cui sai che c'è.
Alcuni la chiamano ispirazione. Gli Zen la chiamano: Satori o go.
E' un'esperienza improvvisa e profonda che permette di vedere,anche solo un istante,la visione del cuore delle cose.
Avviene quando si ha la perfetta conoscenza del funzionamento delle cose stesse,a quel punto puoi controllare l'esperienza.
E' un momento bello,credetemi.
E non serve tanta scuola,ma solo un po' di attenzione.
Immaginate di nuotare in una piscina e di avere il perfetto controllo di ogni movimento,al punto che ormai è tutto automatico.
La mente si astrae in genere...
Ma se avesse voglia di rimanere concentrata sulle sensazioni,le emozioni, in una parola sul momento,capirebbe cos'è il Tao.
Far succedere tutto senza fare niente. Sembra una stronzata,no?
A me lo è sempre sembrata. Anche smettere di ascoltare le stronzate che mi stai dicendo è fare qualcosa.
Eppure... quando sei a nuotare e hai il controllo dell'esperienza,sai prevedere ogni cosa possa succedere,sai porvi rimedio prima ancora che si verifichi.
Potresti avere la sensazione che sia l'acqua a portarti e sorreggerti senza dover fare i conti con la gravità,i rumori che ci tengono attenti casomai arrivasse un leone,gli odori nel caso ci fosse un incendio. In una parola quando non abbiamo paura.
Allora diventeresti acqua,avresti la visione del cuore delle cose.
Conosceresti un'anima,quella dell'acqua. E la tua un po' di più.
Non tutta,che quella è acqua scura.
Ecco perché ci spingiamo a vivere esperienze,per controllare talmente bene il funzionamento che alla fine si è liberi di entrare nel cuore delle cose.
Anche se qualche volta arriva uno schiaffo.
E quando ti capita di volerlo sentire,quello schiaffo,rimani a cagare o ti mangi una fetta di Saint Honorè.

martedì 14 settembre 2010

Andrea



È universalmente risaputo che non sopporto bambini,cuccioli,nani e che se sorrido loro è solo per convenzione sociale e per non incappare nelle stesse argomentazioni. Eppure c'è ancora qualche furbetto che per levarsi lo scassacazzi consanguineo da davanti ai coglioni recita: Vai a giocare con zio Fulvio...
E quello arriva,eccome se arriva. Di corsa.
All'inizio è semplice,lo è sempre all'inizio. Tira la palla,prendi la palla,nascondi la palla. Come con il cane di mia madre. Poi lei scodinzola e ti da tregua...
Lui no,lui continua e si arrampica non ancora conscio dello sviluppo delle gonadi in età adolescenziale. Si arrampica e ci salta. Ma è un bambino...
E' anche vero che io presto il fianco al resto. Per esempio la barba. Ancora non ci sono evidenze certe,ma pare che tirare la barba sia insito nel genoma umano. Come facevano gli ebrei. E così il bambino segue l'istinto e infila quelle manine piccole anche dentro i pori della pelle e tira con quanta forza ha. Ci si appende.
Sono convinto che il principio delle bilama Gillette si basa sull'osservazione dei bambini che strappano la barba a me. Ci saranno telecamere nascoste!
Alla fine non ce la fai più e ti alzi e lui si rattrista.
Perché è così che imparano subito a ricattarti.
Allora gli proponi di andare a mangiare un gelato,lo porti fuori con il pio desiderio che o il gelato o l'aria condizionata che gli spari sulla faccia gli provochi una tracheite catarrosa istantanea;e per allontanarti da quello grosso,l'adulto. Quello che io adesso... odio.
E poi potrebbe anche scapparmi mentre attraversiamo la strada.
Così inizia la fase di vestizione del bambino. Una cosa infinita in cui solo le madri possono fare qualcosa. I padri lo agitano come un pupazzo gnappo e te lo consegnano un po' stazzonato.
E quella belva che contrattava oltre al gelato anche un'altra dozzina di cose a cui il padre dice sempre si. Ovviamente.
Direbbe si anche se chiedesse di portare a casa un dingo australiano o un narcotrafficante pur di riacquistare la stazione eretta per un po' di tempo. Perché i bambini ingobbiscono.
Quella belva di colpo tace,stringe la manina nella tua e tace.
Cerchi di intrattenerlo in conversazione ma quello tace sempre,ti guarda e tace.
Allora alzi lo sguardo, perché il vantaggio di portare in giro il bambino, è che un uomo col bambino per mano piace. Poche storie.
Proprio mentre racconti qualcosa lui trova il negozio di gelati e tira e saltella.
Lo devi tirare su perché il bancone è troppo alto, e mentre lui sceglie tra tutto quel ben di Dio,almeno due o tre badanti rumene hanno fatto l'ordine.
Alla fine sceglie. I soliti due gusti.
Gli passo il cono e lui lo riceve come si riceve il carisma,il tempo di pagare e quando mi giro ha il gelato perfino sul naso. Accidenti a lui. E' bello vedere quegli occhi felici,fa sperare di esserlo.
E in fondo anche io ordino sempre la stessa pizza.