martedì 8 febbraio 2011

_da dove viene,dove va il nostro Cazio?


Mons. G. è stato uno dei miei padri spirituali,Rettore di un seminario e caro amico di mio nonno,ebbe l'ingrato compito di insegnarmi il greco e il latino.
Per conto mio lo edussi di barzellette “sporche” su Gesù. Ad ogni storiella non mi mancava una strigliata e la frase finale: tu sei un disubbidiente...
Però rideva.
Fu forse in quel periodo che iniziai a trovare divertente essere disubbidiente.
Le lezioni le seguivo con Don Dino ed ero interrogato regolarmente da lui e la mia lingua lunga mi valse la fatica di fare le versioni delle Satire di Orazio. Come ricompensa,se il lavoro era stato diligente, verso sera mi portava nell'erbario e mi parlava delle piante.
E io che pensavo... che culo!
Qualche anno prima che morisse,durante una mia visita mi disse: sono convinto di aver fatto un buon lavoro con te,ma non vorrei che ti dimenticassi di essere buono perché questa sarebbe ipocrisia.
Ho ripensato a lui in questi giorni,a proposito di certe etichette da togliere e non solo dai vestiti. Quelle etichette che ci siamo cuciti addosso.
Quelle etichette che alle volte tirano come i punti di sutura e prudono. Vorrà dire che stanno guarendo?
Forse si,che se la ferita fosse fresca farebbe male. E ogni tanto un po' di male si sente ancora. Ma fa bene,come ridere.
Così continuo a essere un buono disubbidiente e ringrazio per le Satire.

giovedì 3 febbraio 2011

Giù la maschera!

Silvia colleziona maschere,le compra. In Africa,in Oriente,ovunque.
Le compra e le appende. E in effetti mi rendo conto che ha un senso.
Silvia è uno storico dell'arte,i suoi corsi all'università sono molto seguiti e penso sia una ottima insegnante.
È sopravvissuta a un cancro,non ha mai smesso di fare progetti anche quando era gialla per la chemio e anche se triste non l'ho mai vista smettere di sorridere,anche quando è morta la sua gemella.
Quando ho la fortuna di visitare mostre d'arte con lei mi sento onorato,è travolgente. Alla mostra di Dalì sono rimasto senza parole,anzi spesso lei lascia senza parole.
Ha un fidanzato,un pescatore,in Liguria. Quando lo conobbi mi chiesi cosa ci avesse trovato in lui.
Lei è sicuramente affascinante,ancora bella,di ottima famiglia meneghina,una cultura finissima... alla fine non ce l'ho più fatta e gliel'ho chiesto.
La risposta è stata cortese,sorridente e concisa come il suo solito: E' stato il primo uomo in vita mia che è riuscito a guardarmi dentro.
Mi sorride e continua... “mi vede”.
Certo avere la fortuna di incontrare qualcuno che ti guarda dentro senza scrutare è una grossa fortuna. A me spaventa anche un po' ad essere sincero.
Al di la dell'aspetto antropologico dell'uso delle maschere nelle diverse culture mi viene da pensare alla mia.
Come nel romanzo di Mishima è forse vero che non esistiamo se togliamo questo paravento? Che siamo così fragili?
A livello razionale penso di si. Ma ricevere in dono questa intimità non è forse il premio per l'attenzione che si presta per qualcuno che senti vicino,per cui vale la pena rischiare?
E ripenso a Silvia e Stefano che si amano senza pudore.
E penso che Stefano sia più fortunato di me,che per rimanere senza parole gli basta guardarla.