mercoledì 13 aprile 2011

- ne parliamo a cena

Due sono le cose che sicuramente ci trasciniamo dietro dal medioevo,l'arte di forgiare il vetro e la grappa.
Qualche nostro bis bis bis nonno,appassionato di Alchimia,ebbe l'idea geniale di estrarre l'elixir dalle raspe dell'uva piuttosto che buttarle subito nel letame.
Mentre un altro trisavolo,mastro vetraio, si divertì a confezionare storte ed alambicchi.
Perché la grappa,così come il vino,è un prodotto alchemico. Separa il vero dal falso.
Io e il CaroMarco,il cugino,siamo alla Macelleria. Un ristorante carino,ci arrivo a piedi e ammetto che ha anche una buona selezione di vini e grappe.
Lo ha scelto lui.
Stessa età,diverso cognome,stesso liceo,poi strade diverse ma sempre contenti di rivederci.
Parla tanto il CaroMarco,e ne ha ben donde...adesso è un pilota con due matrimoni alle spalle,tre figli da tre donne diverse e il suo lavoro. Quel che si dice un uomo realizzato.
Questa sera son contento di stare insieme a lui,ma sento odore di zolfo. E non è quello filosofale.
Tutto si fa chiaro mentre scelgo la mia grappa. È la CaraMara,la madre,una greca brutta e non aggiungo altro.
Stronza e vigliacca come un ministro degli esteri a Tunisi.
Un'arpia che quando veniva a casa da noi si portava il libretto del figlio per confrontare le medie. Quando erano più alte le mie erano dolori,e col tempo è peggiorata.
Di lei,sono sicuro,nonno Ettore elegantissimo,avrebbe detto le più geniali oscenità.
Adesso non approva una relazione che il CaroMarco ha da quasi un anno con una ragazza,e lui ci sta male. Troppo poco per la CaraMara.
Ma siamo alla fine della cena,e ritorniamo adolescenti giocando con le sciarade e la goliardia.
Torniamo a casa tardi,mi dice che sta pensando se ha ragione la madre.
Rispondo che è la prima volta da che lo conosco che non è incazzato con nessuno. Mi sorride.
L'elixir ha separato e riunito.
- “Fulvio... “
- No,mi avvalgo della facoltà di non comprendere questa sera. Ti chiamo domani.

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